Tra cielo e mare: la frontiera invisibile del Veneto
Un’isola sospesa sull’acqua, un luogo di storia e di visioni: San Giorgio Maggiore a Venezia. Così Virgilio Guidi amava definire l’Isola di San Giorgio Maggiore, nella sua visione poetica e silenziosa di questo luogo sospeso tra cielo, pietra e mare. Ed è proprio qui, davanti alla meraviglia di Piazza San Marco, che la Federazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo ha scelto di celebrare i suoi 60 anni di storia.
San Giorgio non è solo un’isola: è una pagina viva della memoria veneziana. Un tempo si chiamava Memmia, dal nome della famiglia patrizia dei Memmo. Fu donata nel 982 dal doge Tribuno Memmo a un monaco benedettino, Giovanni Morosini, che qui fondò il monastero di San Giorgio Maggiore, dando inizio a secoli di preghiera, cultura, lavoro.
Nei secoli, questo luogo ha visto conclavi papali nei momenti più drammatici della storia europea, spoliazioni napoleoniche, trasformazioni militari sotto l’impero asburgico e l’Italia unita. Oggi, oltre alla magnifica basilica di Palladio e al suo campanile — la cui restaurazione è stata sostenuta anche dalla cooperazione di credito — l’isola ospita un singolare labirinto di bosso ispirato a Borges: un dedalo che parla del disordine del nostro tempo ma anche della ricerca di senso, come nel percorso della cooperazione bancaria.
In questo scenario così ricco di simboli si tiene il convegno “Storie Venete di Frontiera”, evento dedicato al sessantesimo della Federazione Veneta BCC: un’occasione per riflettere, attraverso numeri, esperienze e testimonianze, su come il Credito Cooperativo abbia contribuito in Veneto a costruire, anno dopo anno, non solo sviluppo economico, ma soprattutto senso di comunità.
Perché anche nella modernità complessa e sfidante dei nostri giorni, come in quel labirinto verde che si apre sotto il campanile, esistono sentieri che portano a valori duraturi: responsabilità, mutualità, attenzione al territorio e alle persone.
Ecco il vero traguardo di questi 60 anni.